Nel 1927 nel Messico gli ordini religiosi furono sciolti e i preti vennero oppressi da severe restrizioni. Molti sacerdoti furono costretti a nascondersi o ad abbandonare il Paese. Il giovane gesuita Padre Miguel Agustin Pro aveva un grande amore per le anime redente da Cristo a caro prezzo sulla croce del Golgota, e non riusciva a rassegnarsi al pensiero che la gente morisse come gli animali, senza poter ricevere i sacramenti. Decise pertanto di continuare l'apostolato sacerdotale in clandestinità, vestendosi con abiti civili e ingegnandosi a sfuggire alla polizia del regime. Ma un giorno riuscirono a catturarlo e a portarlo in prigione.
Il 23 novembre 1927, a Città del Messico, Padre Miguel venne condotto innanzi plotone d'esecuzione per essere fucilato. Anche se innocente, era stato condannato alla pena di morte con un'accusa ingiusta. Il gesuita, come ultimo desiderio chiese di pregare. Gli venne concesso. Si inginocchiò, affidò la sua anima a Dio e perdonò di cuore i suoi carnefici. Rialzatosi stese le braccia come se fosse in croce, tenendo in una mano la corona del rosario e nell'altra un crocifisso. Il plotone intanto si era preparato ad eseguire l'esecuzione capitale. Erano i suoi ultimi momenti di vita su questa terra d'esilio. Appena i soldati alzarono i fucili, Padre Miguel diede il suo ultimo attestato d'amore al Redentore Divino acclamando a Cristo Re! Pochi istanti dopo veniva crivellato da una raffica di pallottole.
Padre Miguel Augustin Pro è stato beatificato da papa Giovanni Paolo II il 25 settembre 1988.