Io fui tra i primi. Emil Arsenov

Io fui tra i primi. Emil Arsenov

Oggi sono un pensionato di 81 anni. In passato ero un rappresentante commerciale di due aziende tedesche di ferro per l’edilizia, importavamo in Bulgaria migliaia di tonnellate. Dal 1930 al 1944 vissi a Berlino, Parigi, Vienna e altrove, ed oltre all’attività commerciale mi occupavo di cinema e giornalismo. Nel settembre 1944 ritornai a Sofia con l’ultimo aereo che partì da Vienna. Dopo la vittoria dei comunisti mi venne impedita l’attività commerciale.

Nell’aprile del 1949 mi ritrovai in uno dei primi gruppi inviati nel Campo di Bogdanov Dol. Direttore del Campo era Ghershanov. Ci assegnarono il lavoro nelle miniere e all’aperto per scavare la terra, ed io mi ritrovai in questo gruppo.

Ghershanov era un tipo molto collerico, ma con le persone intelligenti si comportava con moderazione. Avevamo diritto di ricevere una volta al mese un pacco di alimenti di 5 kg, soldi e corrispondenza coi parenti.

Un giorno iniziarono a girare voci che ci avrebbero trasferito chissà dove. Una mattina di luglio del 1949 ci dissero di raccogliere i nostri bagagli e ci caricarono su un treno, nei vagoni per il trasporto cavalli. Eravamo spaventati a morte, perché girava la voce che ci stavano spedendo in Siberia. Viaggiammo molto tempo, ma con nostra gioia una mattina ci scaricarono vicino al fiume Danubio, nella nostra Bulgaria.

Il nostro gruppo fu il primo che spedirono a Belene, sull’isola Persin. Là era tutto selvaggio e deserto. A gruppi tagliammo gli alberi per le strutture portanti delle baracche e per attrezzare il campo. Passò molto tempo prima di giungere a tollerabili condizioni di vita. Eravamo in una condizione pessima, senza energia elettrica; più avanti, quando riuscimmo a comunicare con i nostri parenti, ci inviarono candele, per poterci sistemare di notte a dormire.

Si lavorava ininterrottamente tutto il giorno, costruendo baracche che poi intonacavamo col fango. Il cibo era molto misero, ci salvarono i pacchi postali.

Io lavoravo in un gruppo per sradicare i ceppi e preparare i terreni per la coltivazione. Nel mio gruppo c’era il generale Velkov, ex membro della nostra ambasciata a Roma; era molto anziano e indebolito. C’era anche un gruppo di anarchici, isolati dagli altri internati.

Durante il periodo che passai là, c’erano pure il pianista Trifon Silianovski, il cantante Verner Vraciovski, il ballerino del Teatro della Musica Zaprian Bojilov.

Dopo il lavoro e l’appello di controllo potevamo riunirci a chiaccherare. In queste occasioni conobbi il fratello del professor Aleksander Tsankov (penso che si chiamasse Toncio), il rinomato commerciante e finanziere di Sofia Bogdan Boshnakov e altre eminenti personalità, delle quali non ricordo più i nomi.

C’erano anche bastonature, soprattutto contro i giovani, se disobbedivano.

Gradualmente furono costruiti nuovi blocchi, 1, 2, 3, 4, con i quali tuttavia non avevamo nessun contatto. Costruirono un ponte di barche attraverso sul Danubio.

Noi fummo i pionieri di Belene, e forse per questo non si comportavano brutalmente con noi.

Per il 9 settembre e il Capodanno ricevevamo la visita dei nostri parenti. Fui mandato là per 6 mesi, ma il mio soggiorno si prolungò per più di un anno.

I miei genitori incessantemente interpellavano le autorità per la mia liberazione. Finalmente liberarono un gruppo il 1° maggio 1950, nel quale mi ritrovai anch’io.

Dopo la nostra liberazione eravamo ormai segnati, non ci permettevano di lavorare ad altro se non ai lavori pesanti, come per i lagheristi.

Non ero guardato di buon occhio dalle autorità, e successivamente fui processato tre volte, per spionaggio culturale e propaganda dello stile di vita americano, poiché avevo ricevuto per posta dischi di cantanti americani ed ero stato in corrispondenza con clubs artistici americani, i quali avevano natura caritativa.

Fui prigioniero nelle carceri di Sofia e Stara Zagora.

Senza aver mai commesso alcun crimine, ho perso cinque anni della mia vita, grazie all’intolleranza dei comunisti verso tutti quelli che sono diversi da loro.

 

Testimonianza di Emil Arsenov, “Io fui tra i primi”

 tratta da: AA. VV., Il gulag bulgaro. Testimoni, Sofia 1991, pp. 82-83