IL CANTO DELLA LIBERTA' Pellegrinaggio Belene 2016

IL CANTO DELLA LIBERTA' Pellegrinaggio Belene 2016

REPORTAGE SUL PELLEGRINAGGIO NAZIONALE NELL'ISOLA PERSIN DI BELENE - 2016

Testi e fotografie di Hristo Hristov e Gheorgi Mihajlov, www.desebg.com 
 
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Al termine dell'annuale pellegrinaggio nazionale, per la prima volta nella storia, i Corazzieri (uno dei simboli dello Stato bulgaro), depongono le corone di fiori davanti all'incompiuto monumento in onore delle vittime del comunismo, nel Secondo Blocco del lager di Belene. 

 

Belene. Il Lager. Un luogo di memoria per le vittime del comunismo. Qui si radunarono per la prima volta gli ex prigionieri alla fine di aprile del 1990; poco dopo, all'inzio di giugno dello stesso anno, qui si radunò una folla di migliaia di persone desiderose di libertà, per il primo raduno nazionale dei perseguitati, alla presenza dell'allora leader della SDS (Unione delle forze democratiche) Jeliu Jelelev. Qui nel vecchio Secondo Blocco, dove nel 1949 la dirigenza totalitaria del BKP (Partito Comunista Bulgaro) formò il più grande campo di concentramento per oppositori politici. Questo avvenne tre giorni prima delle prime elezioni democratiche (truccate dagli ex comunisti).

Dopo di che la memoria nei confronti delle vittime del comunismo, esplosa con la caduta del regime, pian piano ha lasciato il posto alla delusione di milioni di bulgari verso la democrazia incompiuta, manipolata durante la transizione dalla rete degli ex agenti dei Servizi e della nomenklatura comunista.

Ritorno alla Memoria

Belene. Il Lager. Un luogo che inizia a raccogliere i pochi superstiti ancora vivi di quelli passati per esso e sopravvissuti. Una piccola lapide ed un monumento di cemento armato incompiuto, a testimonianza del desiderio degli appartenenti al Movimento Agrario di conservare la memoria all'inizio del presente secolo.

 

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padre Paolo Cortesi (in abiti da lavoro) il giorno prima del Pellegrinaggio, nel cortile del Santuario "Beato Eugenio Bossilkov", poco dopo esser rientrato dall'isola Persin, incontra Nikodim Janushev, un perseguitato dal regime emigrato negli Stati Uniti, il cui padre fu internato nel Lager di Belene. 

 

Belene. Il Lager. Nel 2014, l'anno in cui commemoravano il 25° dall'inizio dei cambiamenti democratici, al tradizionale pellegrinaggio di fine maggio sull'isola di Belene parteciparono circa 200 persone, i più assidui appassionati della memoria per le vittime del comunismo. Non c'era nessun politico e nessun rappresentante delle Istituzioni.

Ma c'era un prete straniero, italiano, padre Paolo Cortesi insieme ad alcuni parrocchiani, buoni cristiani e buoni bulgari originari della cittadina danubiana, i quali non solo ormai parlavano apertamente del Lager e delle sue vittime (una indagine sociologica del 2009 mostrava che a Belene il tema "Lager" era tabù e fonte di vergogna per gli abitanti di Belene), ma guidati dal sacerdote sostenevano apertamente l'iniziativa di costruire là, nel posto dell'ex Lager, un Parco Memoriale, come da tempo si è fatto negli altri paesi dell'Europa centrale e orientale segnati dai regimi totalitari comunisti.

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Tramonto sul Danubio: a sinistra la sponda dove sorge Belene, al centro l'sola Magaretsa, a destra l'isola Persin. 

 

Un anno dopo la gente che partecipò all'annuale pellegrinaggio a Belene raddoppiò. Per la prima volta, dopo anni di assenza delle Istituzioni, era presente la Presidente dell'Assemblea Nazionale, il ministro della Difesa, gli onori militari alle vittime. Ed anche una preghiera comune di cristiani e musulmani. Per la prima volta anche una mostra, con la storia del Lager ricostruita dai racconti dei sopravvissuti all'inferno di Belene.

 

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La sponda dell'isola Persin con il ponte galleggiante che la collega a Belene.

 

E quest'anno? Cosa succederà? Le aspettative sono enormi attorno a questo che è il più significativo appuntamento dedicato alla memoria delle vittime del comunismo in Bulgaria. Spero che esso, pur dopo tanti anni persi, dimostri che la società civile si è risvegliata, e cominci a capire quanto è importante non dimenticare quelli che si sono sacrificati durante il comunismo per la libertà di cui godiamo oggi. Con questi pensieri nella testa partiamo da Sofia il giorno precedente all'evento. Sono in contatto con padre Paolo e i belenciani, che da mesi si preparano e lavorano attraverso il Centro Culturale Eugenio Bossilkov e la neonata Fondazione Isola di Belene.

 

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Nel cortile del Santuario un volontario accoglie i pellegrini con un caffè caldo e dolci.

 

Arrivo a Belene, e già all'ingresso della città si nota che la cittadinanza si prepara all'evento al quale parteciperà anche il Presidente della Repubblica, aderendo all'invito rivoltogli dagli organizzatori della Fondazione Isola di Belene. Si vedono le bandiere bulgare ed europee sventolare sui pali della luce, donne che spazzano strade e marciapiedi, uomini che tagliano l'erba e ripuliscono le aiuole. Gli alberghi e i ristoranti sono già tutti occupati dai più impazienti, che sono già arrivati da ogni angolo della Bulgaria prima del pranzo di oggi, in vista del pellegrinaggio di domani. Presso le rovine restaurate dell'antica fortezza romana alcuni operatori televisivi riprendono il Danubio e l'isola Persin.

Verso il Secondo Blocco

La mattina preannuncia una giornata molto calda, ma la gente inizia ad accalcarsi già verso le 8.30. Alcuni si dirigono nel cortile del Santuario, dove vengono accolti dai volontari con un caffè caldo, altri, che sono qui per la prima volta, vengono istruiti su come arrivare all'isola Persin attraverso il portale del carcere ed il ponte galleggiante.

 

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Una giovane famiglia con bambini attraversa il ponte verso l'Isola Persin

Quindici pulmini attendono sulla sponda dell'Isola Persin quelli che non entrano con le proprie auto, e li conducono ai resti del Secondo Blocco, che si trova a circa 12 km verso est. Qui è stato allestito un parcheggio per i pulmini e le auto private, oltre ad un punto ristoro con cibo e bevande. Da qui parte la mostra "Fessure nel muro. Ritratti dei prigionieri di Belene", con disegni realizzati proprio qui negli anni '50 dal prigioniero Petere Baicev, un giudice militare, disegni conservati dal figlio Veselin Baicev.

L'orchestra militare e i corazzieri sono disposti accanto al munumento di cemento, iniziato all'inizio del secolo e mai finito. I visitatori cominciano ad accalcarsi, anziani e giovani, famiglie con bambini da Pleven, Russe, Plovdiv, Kazanlak, Burgas, Sofia, varna, Vratsa, Blagoevgrad, Lovetc, Kergiali... Come da tradizione sono molti i rappresentanti delle organizzazioni agrarie. Secondo i dati degli organizzatori sono entrate sull'isola circa 750 persone, oltre ad altre 250 (militari, polizia, giornalisti, volontari...): oltre 1000 presenze.

 

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All'ingresso del Secondo Blocco i volontari accolgono i pellegrini con uno stand di libri, magliette e cappellini.

Per questo evento sono arrivati sacerdoti dell'ordine dei Passionisti, emigranti bulgari dall'America e dalla Francia, esiliati dal regime comunista in Bulgaria, ex prigionieri politici ed ex detenuti imprigionati proprio qui a Belene nel 1985, per la loro resistenza al processo di rinascita (tentativo del regime di slavizzare i turchi musulmani).

Sono arrivati anche sacerdoti e pastori di tutte le confessioni cristiane e anche rappresentanti della comunità islamica; purtroppo non c'è nessun rappresentante ufficiale del Santo Sinodo, nonostante gli inviti mandati.

Per la prima volta, dopo tanti anni, il Presidente della Repubblica

Puntuale, alle 11.30, arriva il corteo presidenziale. Il Presidente Rosen Plevneliev è accompagnato dal Ministro della Difesa Nikolai Nencev e dal sindaco di Belene Milen Dulev. Con loro arriva anche l'ex Presidente (1997-2002) Peter Stoianov. Tutti vengono accolti da padre Paolo Cortesi.

 

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Padre Paolo Cortesi accoglie alcuni ospiti: Nevena Draghieva, vedova di un ex prigioniero di Belene; Drago Mihalev e Liliana Drumeva, rappresentanti di due associazioni di perseguitti dal regime.

Sono arrivati anche Kassim Dal, ex prigioniero politico e fondatore del partito Libertà e Giustizia; ci sono anche alcuni deputati, mischiati tra la gente: Vili Lilkov (Blocco Riformatore), Metodi Andreev (GERB), Ajdoan Alì (DOST), l'eurodeputato Vadimir Urucev (PPE)

 

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Per la prima volta, dopo pìù di 15 anni, un Presidente in carica, nella persona di Rosen Plevneliev, onora con la sua presenza il pellegrinaggio in memoria delle vittime sull'isola Persin.

Viene data la parola al sindaco di Belene Milen Dulev, che sottolinea l'importanza di commemorare il passato affinche le nuove generazioni non dimentichino. Dichiara poi che è importante dedicarci con energia a trasformare questo tradizionale pellegrinaggio annuale in una visita quotidiana, trasformando il Secondo Blocco in un parco memoriale.

    
Il Presidente Plevneliev: "Chiniamo il capo davanti ai martiri, e promettiamo di continuare la lotta per la verità storica".

Nel suo intervento, il Presidente sottolinea:

"Siamo radunati in questo luogo simbolico delle persecuzioni comuniste, per onorare i martiri del regime totalitario comunista. Questo luogo stupendo si è trasformato nel cimitero dell'èlite intellettuale e spirituale bulgara, che osò resistere al potere comunista.

 

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Padre Paolo Cortesi con Kassim Dal ed alcuni ex prigionieri poltici degli anni '80, giunti per l'occasione dalla Turchia.

 

Questo è un luogo di umiliazioni, sofferenze e morte violenta, causate da un sistema che disonora la libertà e la dignità de proprio popolo. Le tracce delle atrocità commesse su quest'isola ormai stanno sparendo, gli atti di morte delle vittime mancano. I loro cadaveri non sono mai stati restituiti alle famiglie, ma venivano sepolti in fosse anonime sulle sponde del Danubio. Questo è il mondo parallelo del silenzio e del nascondimento della vergognosa verità, la verità dei crimini del comunismo.

Oggi la verità sul regime totalitario con facilità e con successo viene manipolata. Anno dopo anno, sempre più chiaramente, ci rendiamo conto che a differenza degli altri popoli europei, presso di noi è stato realizzato un piano grandioso, completamente manipolativo, per privare i bulgari della memoria sul comunismo. Questo piano sovversivo di rimozione e stravolgimento della verità storica continua ad agire con grande forza anche oggi.

 

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A differenza dei propri carnefici, i sopravvissuti non hanno mai desiderato vendetta. Essi desideravano che si dicesse ad alta voce la verità. Che si raccontasse la storia delle loro sofferenze, in modo che il regime criminale non si ripetesse mai più. Il piccolo gruppo dei sopravvissuti voleva che si ricordassero le migliaia di vite strappate con la forza.

Questo discorso inascoltato è assente ormai da un quarto di secolo, e la desiderata catarsi non solo è stata ritardata, ma purtroppo non è mai accaduta. Coloro che sono stati privati della propria vita, ma mai dei loro princìpi, uno alla volta se ne stanno andando da questo mondo, stanchi, tristi e dimenticati,

Non possiamo continuare a rifugiarci in una comoda inattività, continuand a scusarci che allora i tempi erano così. Non dobbiamo star seduti in poltrona ad osservare come la manipolazione storica ontinua nei mass media e nei libri di testo. E' tempo di scuotere la polvere del passato, per cercare la verità.

E' necessario che la verità sul regime totalitario entri nei libri scolastici, che venga mostrata nei musei, che sull'Isola Persin di Belene sia eretto un Memoriale alle vittime del comunismo, che venga creato il Museo del XX Secolo bulgaro e che venga in modo degno concluso il dibattito sulla nostra storia recente, dalla Seconda guerra mondiale in poi.

 

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Il quartetto di giovani del Conservatorio di Sofia aiuta la meditazione del pubblico con brani di musica classica.

 

Finchè le ossa delle migliaia di vittime giacciono sepolte sotto i nostri piedi, abbiamo il compito di parlare, si condividere e di raccontare la storia delle vittime del comunismo e la verità sul nostro passato comunista. Versiamo acqua sulle tombe, come ci suggerisce la poesia del prigioniero Vasil Zafirov, e rendiamo il doveroso omaggio a questi eroi. Permettiamo ai nostri figli di conoscere la propria storia nei suoi momenti splendenti, ma anche nelle sue pagine più vergognose.

La lotta per far emergere la verità del passato appena iniziata va condotta con nuovi libri di testo, con nuovi musei, rendendo omaggio alle vittime del terrore. A più di un quarto di secolo dal 1989 dobbiamo affermare con chiarezza: solo in base ad una verità oggettiva, non con manipolazioni storiche, possiamo raggiungere la riconciliazione nazionale e l'unità. Questa è l'unica strada verso la Bulgaria della democrazia, dei diritti umani, della libertà, della verità senza compromessi, del diritto ad una vita degna. Per questa Bulgaria le vittime del regime comunista hanno dato la vita.

 

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Il parroco ortodosso di Belene legge la mostra allestita nel Secondo Blocco, con i ritratti dei prigionieri.

Chiniamo il capo di fronte ai martiri e promettiamo che continueremo la battaglia per la verità storica fino in fondo, perchè i giovani sappiano e ricordino. Perchè la verità unisce, le manipolazioni dividono, ed oggi la società bulgara desidera andare avanti. Questo è possibile soltanto quando camminiano sulle solide fondamenta dell'unità e della riconciliazione e della verità oggettiva"


Padre Paolo Cortesi: "Ascoltate il canto della libertà"

Dopo il Presidente, ha parlato padre Paolo Cortesi, a nome del Centro Culturale Eugenio Bossilkov e della Fondazione Isola di Belene (organizzatori dell'evento):

"Cari amici, grazie ad ognuno di voi per essere qui oggi a commemorare le vittime innocenti di tutti i totalitarismi che hanno insanguinato l’Europa e il mondo nel ventesimo secolo.

Come certamente avrete notato, nel programma era prevista qui oggi la prima pietra del Parco Memoriale in memoria di questi martiri. Ma oggi non faremo nessuna prima kopka. Perché?

Perché non c’è né bisogno. Questo luogo è già un Parco Memoriale. Certo, un po’ alla bulgara, con tanta erba da tagliare, con un monumento incompiuto, la strada dissestata, con ancora pochi visitatori. Ma è già un Parco Memoriale.

Grazie innanzitutto ai represirani e alle loro associazioni che da 27 anni qui vengono in pellegrinaggio. Loro non hanno mai dimenticato, e con questa loro fedeltà ci hanno testimoniato che qui è possibile incontrarsi per ricordare, commemorare, pregare, cantare la libertà.

Grazie poi a tutti gli amici che in questi ultimi due anni hanno aiutato a rendere più bello, più pulito e visitabile anche durante l’anno questo posto. Siccome siamo senza soldi, ricordo in particolare i volontari di Belene e della Bulgaria, e i 70 studenti italiani venuti qui lo scorso anno a pulire. Grazie in particolare a Hristo Hristov e a Veselin Bajcev per queste due mostre permanenti, che arricchiscono questo luogo della memoria.

 

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Веселин Байчев, съхранил рисунките на своя баща Петър Бойчев, лагерист в „Белене”, успял да нарисува над 250 портрета на лагеристи, част от които са включени в новата изложба на Втори обект | Фотограф: Христо Христов.

Negli ultimi mesi ho accompagnato qui, quasi ogni settimana, più di mille persone, provenienti da tutta la Bulgaria, da ogni stato europeo, e anche dall’Africa, dagli Stati Uniti e dall’Australia.

Ogni volta, arrivando qui con loro, ho rivissuto quello che ho vissuto visitando le Fosse Ardeatine e il campo di Fossoli in Italia, Dachau in Germania, Auschwitz in Polonia, le Isole Solovki in Russia, Sighet in Romania, Skodra in Albania, lo Yad Vashem a Gerusalemme.

Innanzitutto il SILENZIO. Sono luoghi in cui entri, e taci, non riesci a parlare. Non solo. C’è un’energia in questi luoghi che porta anche il tuo cuore e la tua mente a diventare silenziosi. Ogni emozione si ferma, ogni sentimento di rabbia, di odio, di vendetta… scompaiono, e entra in te una strana calma, un silenzio meditativo.

In questo silenzio, in questa calma, si inizia poi a camminare, e osservando le cose rimaste, i volti delle vittime, ascoltando le loro storie e le loro testimonianze… si inizia a sentire una melodia nuova, che inizia adagio, poi diventa andante, quindi impetuosa e travolgente. E’ il canto della libertà, una canzone speciale che solo in posti come questi si può ascoltare.

Perché le sue note non sono scritte con l’inchiostro su un pentagramma, e non si può ripetere, e non si può incidere in un disco.

E’ il canto della libertà, le cui note sono le lacrime e il sangue caduti su questa terra.

E’ il canto della libertà, dove risuonano i sospiri nelle gelide baracche, le urla delle guardie, i gemiti di dolore durante il lavoro da schiavi, gli insulti e i nomi sussurrati dei propri figli, delle mogli e dei mariti, dei propri genitori lontani.

E’ il canto della libertà fatto dai battiti ansiosi di un cuore pieno di paura e di angoscia.

E’ il canto di un popolo, di interi popoli, violentati, sfruttati, bestializzati dai propri fratelli invasati da ideologie disumane.

Ecco perché questo Parco Memoriale sull’Isola di Belene è importante e prezioso: perché qui possiamo ascoltare il canto della libertà. Oggi siamo liberi, perché i nostri fratelli e le nostre sorelle innocenti lo hanno cantato. E mai, mai, lo dimenticheremo, mai li dimenticheremo.

 

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Il gruppo dell'Associazione dei Perseguitati di Kazanlak, guidati dal loro presdente Krum Vladev, insieme al giornalista Hristo Hristov.

 

Tocca a noi rendere questo Parco Memoriale sempre più bello: che queste tre rose che oggi piantiamo fioriscano e crescano, e questo luogo diventi un giardino fiorito.

Tocca a noi pulire sempre di più, e stiamo pulendo. Tocca a noi arricchire questo luogo con volti, testimonianze, oggetti e memorie, e lo stiamo facendo. Tocca a noi accompagnare qui i nostri amici, i nostri figli, tutto il mondo: lo stiamo facendo, e lo faremo sempre meglio.

Da mesi stiamo aspettando dalle Istituzioni il permesso di gestire questo luogo… Nel frattempo tagliamo l’erba e accompagniamo qui i pellegrini.

Non abbiamo soldi… li cercheremo, certo, ma anche senza soldi (come vedete) si può fare molto.

Grazie Signor Presidente, grazie autorità e istituzioni tutte, grazia ancora a tutti voi amici per la presenza e per la collaborazione in questo lavoro della memoria, che non è mai finito. Da oggi, quando qualcuno vi dirà: “Che vergogna, la Bulgaria è l’unico stato europeo che non ha un luogo degno dedicato ai martiri del XX secolo”, rispondete con orgoglio “NO! Noi abbiamo Belene! Vieni a vedere!”. E portatelo qui.

Venite a Belene quando volete e con chi volete: noi saremo qui, e vi accompagneremo per riascoltare insieme il canto della libertà.

Perché possiamo chiacchierare finchè vogliamo, e a molti bulgari piace chiacchierare, ma quando veniamo qui, le nostre chiacchiere spariscono, e solo in questo silenzio possiamo ascoltare il canto della libertà. Grazie. Non vi saluto dicendo “arrivederci all’anno prossimo”, perché ormai possiamo incontrarci qui, nel Parco Memoriale di Belene, ogni giorno. E ogni giorno è un buon giorno per ascoltare, per ricordare, per pregare, per onorare, per incontrare la verità che rende liberi.

Gli altri interventi

Davanti alla folla di oltre mille persone intervengono poi:

  • Petia Stavreva, il cui nonno fu imprigionato a Belene, invitando a non dimenticare il comandamento delle vittime del comunismo, di seguire la via di una Bulgaria libera e democratica;
  • Liliana Drumeva, presidente dell'Unione dei Perseguitati "Memoria";
  • Drago Mihalev, presidente dell'Unione dei Perseguitati dal terrore comunista e altri.
  • Viene letto anche il messaggio di saluto della Presidente della Camera, Tsetska Tsaceva e del deputato europeo Andrej Kovacev.

 

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Dopo i discorsi ufficali il programma continua con la lettura, da parte dei giovani di Belene, di poesie scritte dalle vittime del comunismo, alternate a brani di musica classica.

Poi l'infaticabile bardo Vasco Krepkata fa quello che mai si sarebbe immaginato, cioè cantare proprio a Belene "Il comunismo se ne va!", accompagnandolo con la chitarra dell'indimenticabile Gheorghi Mincev.

quindi il Presidente Rosen Plevneliev, il sindaco Milen Dulev e padre Paolo Cortesi piantano tre rose davanti al monumento incompiuto, i primi fiori che spuntano in questo luogo fino a poco tempo fa sommerso dall'erba e dai rifiuti.

 

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Uno dei più attivi cittadini di Vratsa per la memoria, Ilian Nistorov.

 

Quindi i Corazzieri e i soldati depongono le corone, il cui elenco è lungo.

Tutti fanno un minuto di silenzio e preghiera, in memoria delle vittime.

E così l'assemblea si scioglie. La gente si raduna in gruppi a dialogare. Molti ex prigionieri incontrano personalmente il Presidente. Molti continuano a guardare le mostre e visitare gli edifici abbandonati e ripuliti dai volontari. Molti fotografano. Risvegliati dalla memoria delle vittime del comunismo. A Belene. Il Campo.

 

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Il cantante Vasco Krepkata e padre Paolo Cortesi dialogano e canticchiano insieme, prima dell'inizio, mentre il regista Evgenij Mihajlov li riprende

 

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Da sinistra a destra: il sindaco di Belene Milen Dulev, il Presidente Rosen Plevneliev, l'ex Presidente Peter Stojanov.

 

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Un pellegrino innalza la foto di un proprio parente, vittima del comunismo.

 

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Il Presidente abbraccia con entusiasmo padre Paolo, dopo il suo discorso.

 

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La leader degli Agrari Uniti, Petia Stavreva

 

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Un giovane accompagna l'anziano Hrum Horozov di Russe, ex prigioniero di Belene, ed autore dei disegni che raffigurano il Campo di Concentramento di Belene.

 

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Sulla destra: Halil Rasim di Kergiali, internato a Belene nel 1985 per la sua opposizione al regime.

 

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Vasco Krepkata canta "Il comunismo se ne va!"

 

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Ivan Agiivanov, fratello del poeta Krestio ucciso alla frontiera con la Grecia nel 1952, tiene in mano le poesie del fratello.

 

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Da sinistra a destra: il sindaco Milen Dulev, il presidente Rosen Plevneliev, il mistro della Difesa Nikolaj Nencev

 

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Il deputato Ajdoan Alì (al centro) dialoga con Mohamed Usunkesh (a destra), nato a Veslets (provincia di Kerdjali), condannato a 20 anni di carcere dal regime comunista per essere stato fondatore e leader de "Il lungo inverno", la più grande e genuina organizzazione illegale dei turchi durante il governo totalitario del Partito Comunista. Dietro loro il manifesto del pellegrinaggio dello scorso anno e la vecchia lapide commemorativa.

 

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Un corazziere legge la mostra "Memoria per il lager di Belene".

 

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Ritorno a Belene dall'Isola Persin, attraverso il ponte galleggiante.

Sofia– Belene– Persin–Sofia

Questo reportage è stato realizzato con la gradita collaborazione di Radina Tsaceva, Nikodim Janushem e Gheorghi Mihajlov, a cui l'autore Hristo Hristo rivolge uno speciale ringraziamento.