La prima chiesa è dedicata all’Assunzione di Maria e viene decorata da un certo fra Martin, che morì a Belene e venne sepolto davanti al portone della chiesa, tra i suoi confratelli morti nel medesimo luogo.
Nel 1640 il vescovo ausiliare di Sofia, mons. Peter Bogdan, racconta di Belene nella relazione della sua visita pastorale:
“Die 12 di Ottobre, anno 1640. Ho visitato la villa di Biegliani, sita sulla ripa del Danubio, più abasso di Nicopoli circa 30 miglia. Paese più abbondante di tutti altri luoghi e ville delli Paulianisti, perché intorno questa villa sono laghi e campagne larghissime et grand’abbondanza di pesce, del quale si vende per molti paesi, et queste loro campagne fanno grani e fieni assai; al’incontro la villa vi è un’isola nel Danubio, che sarà longa 15 miglia, et dentro nella isola sono laghi e prati, et tengono dentro bestiame, api, bufali, cavalli, pecore; et stanno serati l’animali dal Danubio et boschi, che non c’è pericolo, che si perda qualche cosa; ab antiquis è stata città in questo luogo: si conoscono le muraglie, et quando cavano per la villa la terra per far casa o cantina, si trovano fabriche et fondamenti in terra, anzi dicono che trovano in molti luoghi tesoro. Qui c’è la chiesa fabbricata di legno su la riva del Danubio, longa 11 passi e larga 6, dedicata al’honor della madonna Assonta et fù rinnovata et coperta dal quondam P. frà Martino, il quale andava per diverse città et terre per la limosina, di accomodare questa chiesa, come fece, et sta sepolto innanzi la porta della chiesa con dui altri Padri. Anime per comunione 760, delli puti 162, della natione Paulianisti overo Slavi. Hanno un calice et una pianeta; il messale, che havevano quando morse il predetto Padre, li Turchi pigliorno tutte le cose, solamente havevano nascosto il calice, et dopo un altro Padre, che stava lì, diede alli Turchi non so quanto, e li fù resa ogni cosa che era, ma il messale non haveva dato quel Turco, pensando che li darebbono molti denari per esso; et io adesso trovai dal Padre fra Filippo doi messali e li pigliai uno, et arrivando in questo luoco non trovai messale nella chiesa, et diedi quello che pigliai del P. fr. Filippo, benché fu vecchio, nientedimeno si servirano fin all’altra provisione. Case delli Turchi sono 10, circa 50 anime, ma la maggior parte di loro stanno in Nicopoli; al più tengono le casse nella villa per comodità del bestiame, et per arare et seminare. Vigne di novo hanno fatto, prima non hanno havuto assai vigna, ma adesso hanno cominciato di piantar squasi tutti le vigne, et fa quel terreno bonissimi vini” (ACTA B. E., pp. 85-86)
Gli anni ’40 del 1700 sono un periodo di crisi per la comunità di Belene. Durante la guerra Russo-Turca (1735-1739), i Turchi radono al suolo la chiesa dedicata all’Assunta. Dopo la partenza (o morte) di p. Paolo Kelos la comunità resta senza sacerdoti, abbandonata a se stessa.
Diversi vescovi nicopolitani ebbero la propria sede a Belene: Mons. Anton Stefanov, francescano, dal 1677 al 1689, Mons. Pavel Duvanlia, dal 1777… e altri.
Sembra tuttavia che ci fosse uno spirito ribelle fra questi cristiani.
Quando mons. Nicola Pugliesi, vescovo di Nicopoli dal 1751 al 1767, volle introdurre e applicare nella diocesi il calendario romano, molti belenciani si opposero fin dall’inizio. Alcuni di loro furono scomunicati. Uno di loro morì da scomunicato. E anche verso la fine del 1800 e agli inizi del 1900 si sono ribellati diverse volte. Molti di loro formarono una fazione denominata “Bulgaro-cattolici”, che perseguitò i missionari cattolici o lì scacciò dal paese. Mons. Ippolito Agosto, vescovo di Nicopoli, si vide costretto a punire la parrocchia ed a scomunicare personalmente qualcuno, così che dal 1897 al 1900 la parrocchia della Natività di Maria restò senza sacerdoti. I cattolici si recavano a Svishtov per ricevere i sacramenti e battezzare i propri figli. Nel 1893 il vescovo visita questi paesani, con la speranza di convertirli, ma vedendo che tutti i suoi sforzi sono vani, egli muore lì, più per il dolore che per una malattia.
Nonostante tutte queste difficoltà, la fede prevalse e nel 1860 fu costruita l’attuale bellissima chiesa con le sue mura massicce e un campanile. Direttore dei lavori fu l’italiano p. Eugenio Valente, parroco dal 1858 al 1866. Egli fece costruire anche la casa parrocchiale, di fronte alla chiesa sul lato nord, una grande casa a due piani. Alcuni anni dopo la liberazione dal dominio ottomano, il soffitto della chiesa, che fu costruito piatto, venne trasformato in soffitto a volta. In chiesa ci sono inoltre tre antichi dipinti su tela.
IL SANTUARIO
La Chiesa dedicata alla “Natività della Beata Vergine Maria” è stata dichiarata nell’anno 2000 “Santuario del Beato Eugenio Bossilkov, vescovo e martire della fede“, con un decreto del Vescovo di Nicopoli, mons. Petko Hristov.
Il Santuario conserva il fonte battesimale dov'è stato battezzato il beato Eugenio nello stesso giorno della sua nascita (16 novembre 1900).
L'altare a lui dedicato custodisce la preziosa reliquia donata dal papa Giovanni Paolo II: una piccola parte della camicia con le tracce di sangue indossata dal beato nel carcere di Sofia.
I visitatori del Santuario possono ricevere la piena indulgenza il 13 npvembre quando si celebra la festa del beato Eugenio e durante i pellegrinaggi.
Il Santuario è affidato ai confratelli del beato: i padri passionisti della Congregazione di San Paolo della Croce.
Il rettore attuale è p. Paolo Cortesi.