1. "Dio lo chiamò dal roveto e disse: "Mosè"... Rispose: "Eccomi!"" (Es 3, 4).
Nella prima Lettura abbiamo ascoltato il racconto della vocazione di Mosè. Dio rivela a Mosè il proprio nome: "Io sono colui che sono!" (Es 3,14), perchè lo comunichi al popolo d'Israele. Si stabilisce così un rapporto speciale di fiducia e di familiarità tra Dio ed il suo inviato. Egli viene investito dell'autorità di mediatore tra il popolo ed il suo Signore. Grazie a questa responsabilità, diventerà strumento di Dio per la liberazione di Israele dalla schiavitù dell'Egitto. Attraverso la sua opera, sarà lo stesso Jahvè a condurre il popolo per quarant'anni nel deserto fino alla terra promessa ed a concludere con esso la grande Alleanza del Sinai.
La storia della vocazione di Mosè dimostra chiaramente come la chiamata alla comunione con Dio, e quindi alla santità, sia la necessaria premessa per ogni peculiare missione a favore della comunità ed a servizio dei fratelli.
L'iniziativa divina, che chiama una persona alla santità e le affida una missione speciale al servizio del prossimo, risplende in modo luminoso nell'esperienza spirituale dei tre nuovi Servi di Dio, che oggi ho la gioia di elevare alla gloria degli altari: Vincenzo Eugenio Bossilkov, Vescovo e Martire, Brigida di Gesù Morello, Religiosa e Fondatrice delle Suore Orsoline di Maria Immacolata, María del Carmen Sallés y Barangueras, Vergine e Fondatrice delle Religiose Concezioniste Missionarie dell'Insegnamento.
2. "Bevevano da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo" (1Cor 10, 4). Il Vescovo martire Vincenzo Eugenio Bossilkov si è abbeverato alla roccia spirituale che è Cristo. Seguendo fedelmente il carisma del fondatore della sua Congregazione, san Paolo della Croce, ha coltivato intensamente la spiritualità della Passione. Si è dedicato, inoltre, senza riserve al servizio pastorale della Comunità cristiana a lui affidata, affrontando senza esitazione la prova suprema del martirio.
[Il Vescovo Mons. Bossilkov è diventato così una gloria fulgidissima della Chiesa nella sua Patria. Testimone intrepido della croce di Cristo, egli è una delle tante vittime che il comunismo ateo ha sacrificato, in Bulgaria ed altrove, nel suo programma di annientamento della Chiesa. In quei tempi di dura persecuzione molti hanno guardato a lui e dall'esempio del suo coraggio hanno tratto forza per rimanere fedeli al Vangelo sino alla fine. Sono lieto, in questo giorno di festa per la Nazione bulgara, di rendere omaggio a quanti, come Mons. Bossilkov, hanno pagato con la vita l'adesione senza riserve alla fede ricevuta nel battesimo.]
Mons. Bossilkov ha saputo unire in modo mirabile alla sua missione di Sacerdote e di Vescovo un'intensa vita spirituale ed una costante attenzione alle esigenze dei fratelli. Oggi si propone a noi come figura eminente della Chiesa cattolica che è in Bulgaria, non solo per la sua vasta cultura, ma anche per la costante ansia ecumenica e l'eroica fedeltà alla Sede di Pietro.
Quando l'ostilità del regime comunista contro la Chiesa si fece più decisa e minacciosa, il Beato Bossilkov volle rimanere accanto alla sua gente, pur sapendo che ciò significava rischiare la vita. Non temette di affrontare la bufera della persecuzione. Quando intuì che il momento della prova suprema s'avvicinava, scrisse al Superiore della sua Provincia religiosa: "Ho il coraggio di vivere, spero di averlo anche per subire il peggio, restando fedele a Cristo, al Papa e alla Chiesa!" (Lettera XIV).
E così questo Vescovo e martire, che durante tutta la sua esistenza si sforzò di essere immagine fedele del Buon Pastore, lo divenne in un modo del tutto speciale al momento della morte, quando unì il suo sangue a quello dell'Agnello immolato per la salvezza del mondo. Quale esempio luminoso per noi tutti, chiamati a testimoniare fedeltà a Cristo e al suo Vangelo! Quale grande incoraggiamento per quanti patiscono ancor oggi ingiustizie e vessazioni a causa della loro fede! Possa l'esempio di questo martire, che oggi contempliamo nella gloria dei Beati, infondere fiducia e ardore a tutti i cristiani, specialmente a quelli della cara Nazione bulgara, che può ormai invocarlo come suo celeste protettore.
5. "Fate penitenza, dice il Signore; il Regno di Dio è vicino" (Canto al Vangelo; cfr Mt 4, 17). Il brano evangelico dell'odierna terza domenica di Quaresima sottolinea il tema fondamentale di questo "tempo forte" dell'anno liturgico: l'invito a convertirsi ed a compiere degne opere di penitenza.
I tre nuovi Beati, che oggi vengono presentati alla nostra venerazione, hanno saputo accogliere l'esigente proposta. Non è stato per loro un cammino facile. Hanno dovuto, infatti, affrontare prove e contrarietà; ma lo hanno fatto sempre con animo disposto a compiere sino in fondo la volontà divina. Hanno lottato contro il male operando il bene. Sono diventati, così, con la parola e con l'esempio, testimoni credibili per i loro contemporanei. Grazie al loro aiuto, molti altri hanno accolto Cristo ed il suo Vangelo di salvezza.
Nel nostro tempo, mentre ci avviamo ormai a grandi passi verso il terzo millennio, la vita di questi tre nostri illustri fratelli nella fede ci sia di sprone a seguire fedelmente il Signore nel cammino difficile, ma al tempo stesso luminoso, della fedeltà a Cristo.
Amen.