mons. Anton Durcovici (1888-1951)

mons. Anton Durcovici (1888-1951)

Dopo la rivoluzione del dicembre 1989, che sconquassò i regimi comunisti dell’Est Europeo, si è potuto avere accesso ai dossier delle ex polizie segrete e per quanto riguarda la Romania, della “Securità”.
Con questa possibilità sono state rivelate molte vicende che nemmeno si potevano pensare, in quel lungo periodo di 45 anni, in cui la Chiesa Cattolica di Romania cominciò il suo Calvario, ritornando nel silenzio delle catacombe in pieno XX secolo.
È stato un periodo di persecuzioni e di sofferenza, ma nello stesso tempo, un’occasione di testimoniare la fede portata fino all’eroismo; il regime comunista cominciò a colpire prima i vescovi e i sacerdoti e furono incarcerati tutti i vescovi cattolici rumeni di allora, per la loro fedeltà verso la Chiesa.
E fra tutti si distinse per il suo coraggio mons. Anton Durcovici vescovo di Iasi, il quale nacque il 17 maggio 1888 ad Altenburg in Austria; rimase orfano di padre a soli cinque anni e con la madre e il fratello Francesco si trasferì in Romania nel 1894, qui la mamma per mantenere la famiglia prese a lavorare in un ristorante di Iasi.
Anton Durcovici frequentò il liceo “Sf. Andrei” gestito dai Fratelli delle Scuole Cristiane di Bucarest e ospitato nel collegio tenuto dalle Dama Inglesi di Maria Ward; qui conobbe il padre spirituale delle religiose, padre Lucio Fetz benedettino, che lo accolse nel Seminario Minore di Bucarest il 1° settembre 1901.
L’arcivescovo di Bucarest lo inviò poi a Roma per proseguire gli studi, si laureò prima in filosofia al collegio di S. Tommaso, poi in teologia al Pontificio Ateneo di Propaganda Fide e a Roma fu ordinato sacerdote il 24 settembre 1910 e per un anno fu prefetto degli studi a Propaganda Fide.
Nell’agosto 1911 ritornò a Bucarest e venne nominato amministratore della parrocchia di Tulcea e professore di religione al liceo di “Sf. Iosif”.
Durante la Prima Guerra Mondiale, a causa della sua provenienza austriaca, fu internato per due anni in un lager della Moldavia; ritornato libero negli anni 1918-22 tornò ad insegnare, svolgendo il suo ministero presso la parrocchia di Giurgiu.
Poi per 21 anni, dal 1927 al 1948, ebbe il prestigioso compito di Rettore del Seminario Maggiore di Bucarest e di professore di filosofia e latino, diritto canonico, teologia morale; per favorire la fraternità sacerdotale, fondò la “Unio Apostolica Cleri”.
Ma il suo impegno apostolico si allargò anche al di fuori dell’ambito ecclesiastico, verso gli scienziati e gli studenti laici, per loro fondò la rivista “Farul non si Crinicul”, offrendo loro un approfondimento del pensiero cristiano e con l’intento di far conoscere al mondo laico l’orientamento filosofico-tomistico.
Il 30 ottobre 1947 a 59 anni, fu nominato da papa Pio XII, vescovo di Iasi (Moldavia), la città della sua fanciullezza, subito dopo cominciò il lungo periodo del suo martirio; per l’opposizione del regime comunista imperante ostile a tutti i cattolici, poté ricevere la consacrazione episcopale solo il 5 aprile 1948 dal Nunzio Apostolico Gerald Patrick O’Hara.
In situazioni politiche e repressive estremamente difficili, il vescovo Anton Durcovici prese a visitare subito le parrocchie della diocesi di Iasi, la polizia segreta politica comunista (Securità) della Romania, lo tenne continuamente sotto stretto controllo, istituendo sul suo conto un dossier informativo penale (n. 84569), con lo scopo di accumulare capi di accusa per incriminarlo.
Fu particolarmente sorvegliato durante le visite pastorali fatte a Bacau e Roman, di cui i Servizi provinciali della ‘Securità’ inviarono giorno dopo giorno, dettagliati rapporti sui suoi movimenti e su tutto quello che diceva o predicava, alla Direzione Generale di Iasi; mischiati fra i fedeli che assistevano alle funzioni religiose, ci furono sempre informatori che registravano tutto; addirittura un informatore rubò dalla sagrestia il 5 gennaio 1949, la lettera circolare “Consacrazione della diocesi di Iasi al Cuore Immacolato di Maria”, senza che qualche sacerdote se ne accorgesse.
Tutti i tentativi di trovare qualche appiglio per bloccarlo furono vani, finché raccolsero 57 dichiarazioni scritte da altrettanti contadini cattolici di 13 villaggi, scontenti verso il vescovo per il suo rifiuto di introdurre la lingua ungherese nelle chiese.
Questo fu sufficiente per imbastire contro mons. Durcovici, l’accusa di “istigazione in blocco contro l’ordine e la sicurezza dello Stato”; “esortazione della popolazione di non partecipare alla vita politica della Romania comunista” e così via.
Sempre dai verbali della ‘Securità, si apprende che il vescovo di Iasi aveva avuto il ruolo di capo della Chiesa Cattolica, non solo in Moldavia ma anche nell’arcidiocesi di Bucarest e nel 1949 era considerato il più importante vescovo cattolico di Romania.
Il 26 giugno 1949 mentre era in viaggio verso Popesti Leordeni, per amministrare il Sacramento della Cresima, fu arrestato insieme al suo collaboratore don Raffael Friedrich.
Iniziò per lui il lungo calvario di detenzione; inizialmente fu portato nella sede del Ministero degli Interni a Bucarest, poi trasferito nel carcere di Jalilva dove rimase probabilmente dal giugno 1950 al 10 settembre 1951.
Su di lui furono fatte pressioni continue, di ammettere le immaginarie colpe per le quali era stato arrestato e cercando di ottenere con le buone o con le cattive, l’accettazione delle condizioni politiche per una rivalutazione dello statuto della Chiesa Cattolica in Romania, con la sua separazione dal Vaticano e quindi la collaborazione con il regime comunista.
Il 10 settembre 1951 il vescovo Durcovici fu trasferito da Jalilva al carcere di Sighetul Marmatiei, il più duro del regime comunista in Romania; dove morì il 10 dicembre 1951.
Come era abitudine ‘discreta’ della ‘Securità’ rumena, la notizia della sua morte fu registrata all’Ufficio Centrale di Bucarest con solo alcune righe molto concise; nulla è rimasto del suo tempo trascorso in carcere, né delle sofferenze inflitte che gli procurarono la morte a 63 anni.
Il corpo del vescovo Durcovici fu sepolto in un posto segreto, con altre 50 personalità politiche, civili e religiose morte a Sighetul Marmatiei; dal cimitero principale della prigione di sterminio, fu distrutta ogni prova. Tutti i documenti che lo riguardavano, compreso la carta d’identità furono distrutti, gli oggetti di valore scomparsi.
Il 28 gennaio 1997, la Congregazione delle Cause dei Santi ha concesso il nulla osta per iniziare la causa di beatificazione del vescovo Anton Durcovici, considerato martire della fede, di quel triste periodo della ‘Chiesa del Silenzio’, che avvolse il cattolicesimo dei Paesi del blocco comunista; facendo tanti martiri ‘silenziosi’ fra i pastori e il clero.
Il 31 ottobre 2013 Papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del Decreto riguardante il suo martirio e sarà, quindi, proclamato Beato.


Autore: 
Antonio Borrelli