Durante la sua Visita Apostolica in Romania, papa Giovanni Paolo II non esitò a rammentare ai cattolici di tale nazione la necessità di ricordare i martiri del XX secolo, che si sarebbero sicuramente poi rivelati “seme di nuovi cristiani”. Sabato 8 maggio 1999, nell’omelia della Divina Liturgia in rito greco-cattolico celebrata presso la cattedrale di San Giuseppe in Bucarest, il pontefice ricordava: “Vengo ora dal cimitero cattolico di questa città: sulle tombe dei pochi martiri noti e dei molti, le cui spoglie mortali non hanno neppure l'onore di una cristiana sepoltura, ho pregato per tutti voi, ed ho invocato i vostri martiri e i confessori della fede, perché intercedano per voi presso il Padre che sta nei cieli. Ho invocato in particolare i Vescovi, perché continuino ad essere vostri Pastori dal cielo: Vasile Aftenie e Ioan Balan, Valeriu Traian Frentiu, Ioan Suciu, Tit Liviu Chinezu, Alexandru Rusu. Il vostro martirologio si apre con l'ideale concelebrazione di questi vescovi che hanno mescolato il loro sangue con quello del sacrificio eucaristico che quotidianamente avevano celebrato. Ho invocato anche il Cardinale Iuliu Hossu, che preferì restare con i suoi fino alla morte, rinunciando a trasferirsi a Roma per ricevere dal Papa la berretta cardinalizia, perché questo avrebbe significato lasciare la sua amata terra”.
Per questi sette vescovi della Chiesa Greco-Cattolica Romena unita con Roma, che non esitarono a versare il loro sangue per Cristo e per il suo gregge al tempo del regime comunista, sin dal 28 gennaio 1997 si era ottenuto dalla Congregazione per le Cause dei Santi il nulla osta per l’avvio della loro comune causa di canonizzazione, che ora procede spedita per giungere presto al riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa del loro martirio.
Ioan Suciu nacque il 4 dicembre 1907 a Blaj da una famiglia di preti greco-cattolici.. Buon amico di Tit Liviu Chinezu, studiarono insieme teologia a Roma presso il Collegio Greco. Preso il dottorato in teologia, dopo sei anni di studi presso l’Istituto Angelicum fu ordinato sacerdote il 29 novembre 1931. Fece dunque ritorno a Blaj per divenire professorre dell’Accademia di Teologia. Il 6 maggio 1940 fu nominato vescovo ausiliare di Oradea Mare, col titolo di Moglena-Slatina in Bulgaria, quale aiuto del vescovo Valeriu Traian Frentiu. L’ordinazione episcopale ebbe luogo il 22 luglio 1940. Il 29 agosto del 1941 fece il suo ingresso quale nuovo vescovo di Oradea il futuro cardinale Iuliu Hossu, del quale Iaon Suciu rimase ausiliare. Il vescovo Valeriu Traian Frentiu ritornò ad Oradea nel 1947, ma Ioan Suciu venne destinato all’Arcidiocesi di Alba-Iulia e Fagaras quale amministratore apostolico. Monsignor Suciu tenne una serie di conferenze nelle principali città del Paese, dichiarando l’impossibilità di un accordo fra il cristianesimo ed il materialismo ateo.
Arrestato il 28 ottobre del 1948, venne portato a Dragoslavele e poi al Monastero Caldarusani. Nel maggio del 1950 fu portato al Ministero degli Interni e nell’ottobre dello stesso anno al penitenziario di Sighetul Marmatiei, dove soffrì fame, freddo, malattie e numerose torture. Ivi morì il 27 giugno 1953 nella cella numero 44. Fu sepolto nel cimitero dei poveri, cioè dei suicidi e dei vagabondi, e ad oggi non si è ancora venuti a conoscenza del luogo esatto ove riposino le sue spoglie mortali.
In due lettere indirizzate ai suoi fedeli nell’ottobre 1948 affermava: “Per la Chiesa Romena Unita è arrivato il Venerdì Santo. Adesso, cari fedeli, abbiamo l'occasione di mostrare se apparteniamo a Cristo o se siamo della parte di Giuda, il traditore... Non lasciatevi ingannare da parole vane, dai comitati, da promesse, da menzogne, ma restate saldi nella fede per la quale i vostri genitori e i vostri avi hanno versato il loro sangue... Non possiamo vendere né Cristo né la Chiesa... Se prenderanno le vostre Chiese, pregate il Signore, come lo fecero i primi cristiani, quando gli imperatori pagani distruggevano i loro luoghi di preghiera e bruciavano i loro libri santi”. Queste sue parole risuonarono anche al Colosseo il 7 maggio 2000 in occasione della Commemorazione Ecumenica dei Testimoni della Fede del XX secolo presieduta da Giovanni Paolo II.
Autore: Fabio Arduino (www.santiebeati.it)